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Caso clinico: ernia discale

M.M. , 34 anni. Ernia discale espulsa, L4-L5 sx in fase acuta con irradiazione al nervo sciatico e dolore a livello dell’arto inferiore.
Come tutti i pazienti in fase acuta, M. Si è rivolto al suo medico curante per avere una diagnosi in relazione al dolore che si è riacutizzato nell’ultima settimana. L’impossibilità al riposo notturno e il dolore costante, tale da determinare una difficoltà nelle attività quotidiane, hanno spinto M. Arivolgersi presso il centro Rialab, per effettuare una valutazione in relazione al problema presente e un trattamento per migliorare la sintomatologia.
Il paziente si è presentato presso il nostro studio in una postura antalgica: flessione anteriore e inclinazione laterale del tronco. Questo tipo di atteggiamento è tipico sei paziente in cui c’è in ernia in fase acuta: la postura ha lo scopo di aprire lo spazio tra le vertebre da cui è fuoriuscito il disco intervertebrale. M. Riferiva, inoltre, difficoltà a percorrere lunghi tratti con presenza di zoppia. In questo caso specifico non è stato possibile effettuare la valutazione tramite test computerizzati in quanto il comportamento antalgico e la difficoltà a mantenere per almeno 20 secondi una posizione specifica sono stati deterrenti per la somministrazione di tali test.
La prima fase è stata incentrata sulla valutazione oggettiva del fisioterapista: si è provveduto ad un’anamnesi remota e prossima, visione dei referti portati dal pz, valutazione tramite scala VAS. In seguito si è svolta la valutazione globale del pz, focalizzandosi sulla zona del dolore e dell’ernia: il paziente è stato valutato in una posizione che evitasse la presenza di dolore . È stata valutata la zona lombare, la rigidità e la lassitá del tratto lobo-sacrale; la rotazione delle vertebre lombari e lo stato di tono muscolare con test contro gravità, la sensibilità tattile di tutto l’arto inferiore.
La prima seduta ha avuto come scopo quello di ridurre la sintomatologia dolorosa aumentando lo spazio vertebrale che in caso di ernia espulsa tende a diventare meno ampio. In questo modo, la compressione del nervo va a ridursi e viene meno la sensazione di formicolio/ scossa che il
paziente avverte durante i movimenti della schiena o della gamba. In questa prima fase si è optato per una terapia manuale antalgica associata a tecniche di rieducazione posturale globale (RPG, secondo Souchard). La terapia è stata incentrata sulla riduzione della rigidità a livello lombare, sul rilassamento delle strutture nervose, sulla mobilizzazione dei muscoli contratti e dei nervo sciatico (evitando movimenti e stiramenti non tollerati dal paziente). Nel caso specifico di M. la prima fase del trattamento si è protratta per 2 sedute. In terza seduta è iniziata la seconda fase del trattamento: l’obiettivo è stato quello della rieducazione funzionale del pz. Nella seconda fase sono stati inseriti una serie di esercizi il cui scopo è stato quello di migliorare l’elasticità del nervo compresso, con tecniche di neurodinamica, dei muscoli della catena posteriore e la stabilità della colonna. A questo proposito sono stati inseriti esercizi di stabilizzazione lombare e del core.
Nell’ultima fase il pz ha ripreso le sue attività quotidiane continuando ad effettuare esercizi di recupero funzionale del rachide lombare e degli arti inferiori, migliorando l’attivazione dei muscoli della zona lombare e degli arti inferiori.
Alla fine del trattamento lo stato di infiammazione si è ridotto notevolmente, la compressione del nervo sciatico si e attenuata e il paziente non ha più riferito problematiche a livello dell’arto inferiore.

È utile sapere che lavorare in fase acuta é necessario ed importantissimo: in questo modo i risultati del trattamento si raggiungono in meno tempo. il corpo umano quando si trova di fronte ad una situazione di dolore tende a mettere in atto dei compensi che, da una parte sparire il
dolore acuto ma dall’altra ci costringono a posture errate. nel tempo queste posture possono dare luogo ad altri dolori in distretti differenti. Questa situazione protratta a lungo nel tempo crea nel paziente una situazione di cronicità che diventa più difficile da gestire perché alla causa primaria del problema si aggiungono altri fattori quali postura errata, alterazioni a livello osteoarticolari (muscoli, ossa e articolazioni). In questo caso il trattamento diventa più lungo perché bisogna valutare sia la causa principale che le concause.