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LESIONE GEMELLO MEDIALE NEL PALLAVOLISTA

COS’È LA LESIONE DEL GEMELLO MEDIALE?

 

La lesione muscolare è molto frequente, in particolare rappresentano uno degli infortuni più tipici nella Pallavolo. Nonostante la loro elevata incidenza però i progressi nei criteri diagnostici – clinici e di imaging, le loro strategie di gestione e di riabilitazione sono ancora dibattute in letteratura.

 

Inoltre, complicanze e recidive risultano frequenti dopo una lesione muscolare, spesso a causa di un trattamento improprio o di un rapido ritorno all’attività sportiva.



QUALI SONO LE POSSIBILI CAUSE?

Le lesioni muscolari solitamente si determinano o a causa di un movimento di una parte del corpo tale da indurre un trauma, chiamato trauma “indiretto”, oppure come conseguenza di un colpo incidente su un tessuto muscolare, trauma “diretto”

 

I traumi indiretti solitamente si verificano nella fase eccentrica della contrazione muscolare, non rari nelle attività in cui non si rischiano colpi sul muscolo o impatti e anche negli sport senza contatto.

La gravità della lesione è quindi fortemente dipendente dall’intensità della forza incidente, dallo stato di contrazione del muscolo e dalle caratteristiche del muscolo interessato.

Talvolta, come si è detto, lo strappo muscolare non è conseguenza dell’applicazione di una forza esterna, ma si determina esclusivamente per causa di uno stress meccanico provocato da un gesto motorio, solitamente durante la fase eccentrica della contrazione muscolare. In tale circostanza i muscoli normalmente interessati dalla lesione sono quelli biarticolari, costituiti principalmente da fibre di tipo II e con architettura pennata, come, ad esempio, i muscoli posteriori della coscia: il retto femorale e la testa mediale del gastrocnemio (Gemello).

La sede in cui si localizza la lesione può variare a seconda della tipologia di trauma che la provoca, nel trauma indiretto è solita presentarsi nell’unione miotendinea(come nel nostro caso) o all’estremità del ventre muscolare.

 

I sistemi di classificazione degli infortuni muscolari sono in continua evoluzione. Purtroppo numerosi di essi sono privi di una logica basata sull’evidenza scientifica, mancano di valore prognostico e quindi rappresentavano ausili non ottimali per i clinici coinvolti nella gestione delle lesioni muscolari.

 

Negli ultimi anni, tuttavia, la crescente comprensione delle caratteristiche delle lesioni muscolari e la loro correlazione con la possibilità di ripresa dell’attività sportiva, ha consentito lo sviluppo di sistemi più completi e dettagliati, potenzialmente in grado di migliorare la predizione della prognosi e il trattamento delle diverse tipologie di infortunio

 



COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI

La diagnosi di lesione muscolare si basa principalmente sull’anamnesi e sull’esame clinico del paziente

Tra le tecniche di imaging utilizzabili per la diagnosi della lesione muscolare quella dell’ecografia è la più economica e rapida da eseguire, consente la stadiazione di quasi tutte le lesioni muscolari, la valutazione della loro evoluzione e delle loro eventuali complicanze.

L’ecografia consente di diagnosticare una lesione strutturale del muscolo da 36 a 48 ore dopo il trauma, poiché il picco di raccolta edematosa emorragica si osserva dopo 24 ore e fino a 48 ore, quando inizierà a diminuire.

Il monitoraggio con ecografo può quindi essere eseguito a 2, 4 e fino 5 giorni dal trauma. Se eseguito in dinamica consente di valutare sia l’allungamento che la dislocazione dei fasci terziari e l’estensione della lesione .

La risonanza magnetica è richiesta in alcuni casi, in quanto l’ecografia non consente di valutare i tessuti più profondi e presenta una sensibilità bassa per le lesioni di piccola entità. La sensibilità dell’ecografia per le lesioni non strutturali è infatti del 77% a fronte del 93% per quelle strutturali. Ciò dipende, ragionevolmente, dal fatto che, nel trauma di minore entità, la capacità diagnostica dell’ecografia sia ridotta a causa della scarsa presenza di segni clinici all’interno della fibra muscolare. Condizione che rende necessario un esame clinico maggiormente sensibile

 

Inoltre la risonanza magnetica è uno strumento diagnostico multiparametrico e di maggiore precisione rispetto all’ecografo. Questa consente di rilevare anche cambiamenti minimi, con una sensibilità del 92% per le lesioni non strutturali. Per la sua capacità panoramica, consente una valutazione dei muscoli più profondi, difficili da analizzare attraverso l’ecografia.

 

Le lesioni strutturali sono ben individuate attraverso la risonanza magnetica, con la quale è possibile misurare le variazioni di volume, struttura e intensità del segnale del muscolo, oltre a definire adeguatamente l’entità della lesione. La risonanza magnetica è inoltre più sensibile dell’ecografia nel rilevare l’eventuale presenza di edema all’interno del fascio muscolare, anche quando il muscolo è strutturalmente intatto e cosa fondamentale non è operatore dipendente