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Sindrome femoro-rotulea

La sindrome femoro-rotulea è una condizione patologica caratterizzata da dolore anteriore del ginocchio in conseguenza di un alterato movimento della rotula rispetto alla troclea femorale.
La rotula dovrebbe scorrere attraverso I condili femorali come su di un binario. Uno squilibrio di questo meccanismo di scorrimento, dovuta all’alterazione dell’attività muscolare, ad una particolare conformazione anatomica o ad un atteggiamento posturale, determina il deterioramento delle cartilagini che entrano in contatto e l’insorgenta di sintomatologia.

La sindrome femoro-rotulea è molto diffusa nella popolazione e coinvolge in particolare soggetti di età compresa tra i 25 e i 45 anni, soprattutto se praticano sport che sovraccaricano questa articolazione, come il ciclismo e il running.

Le cause possono essere numerose:
• sovraccarico funzionale
• ipotrofia di uno dei quattro capi del quadricipite, in particolare del vasto mediale rispetto al vasto laterale;
• eccesso di intrarotazione del femore o di extrarotazione della tibia;
• malformazione della rotula o dei condili femorali;
• retrazione della Bendelletta Ileo-Tibiale o del Legamento Alare esterno.

La diagnosi è effettuata da un medico, solitamente ortopedico o fisiatra. Oltre alla valutazione clinica potrebbero essere necessari esami diagnostici, come RX e RMN, per indagare lo stato di compromissione di cartilagini, osso e tessuti molli.

Il trattamento conservativo si basa sull’integrazione di tre componenti:
• esercizio terapeutico
• terapia manuale
• terapia fisica.

In particolare, le evidenze scientifiche indicano l’esercizio terapeutico come il "trattamento di scelta" per risolvere il dolore e migliorare la funzione nel breve, medio e lungo termine. Inoltre, la terapia manuale di ginocchio, cavilglia ed anca è molto utile nel ridurre il dolore e
migliorare la funzione, soprattutto se associata all’esercizio terapeutico.

Il nostro protocollo
Per il trattamento della sindrome femoro-rotulea abbiamo strutturato un protocollo riabilitativo sulla base della nostra esperienza lavorativa, delle evidenze scientifiche e della collaborazione con un ortopedico specializzato.

La diagnosi medica è effettuata, appunto, da quest’ortopedico ed è seguita da una valutazione fisioterapica indispensabile per garantire un approccio il più possibile personalizzato, visti I numerosi fattori che possono portare allo sviluppo della sinfrome femoro-rotulea. In particolare, la valutazione fisioterapica si compone di tre passaggi:
• valutazione con strumenti computerizzati ad alta tecnologia
• somministrazione di scale di valutazione
• valutazione clinica fisioterapica.

Gli strumenti computerizzati che utilizziamo sono:
• Delos per valutare la qualità del controllo prorpiocettivo degli arti inferiori in statica e in dinamica;
• POSTURAL BENCH per quantificare la distribuzione dei carichi tra I due arti e tra
avampiede e retropiede durante il mantenimento di posture o in dimanica;
• EMG di superficie per quantificare l’attivazione del VMO.

Quindi chiediamo al paziente di compilare delle scale di valutazione (come la scala KOOS, la ANTERIOR KNEE PAIN SCALE e la VAS) per quantificare il dolore e la limitazione funzionale associata.

Infine, procediamo con una valutazione clinica globale del paziente focalizzando l’attenzione su:
• mobilità articolare di ginocchia, caviglia ed anche;
• posizionamento della rotula;
• trofia e forza del muscolo quadricipite e in particolare del VMO;
• condizione di flessibiltà dei tessuti molli (retto femorale, flessori dell’anca, tensore della fascia lata e bandelletta ileo-tibiale);
• controllo statico e dinamico degli arti inferiori, dei piedi e della colonna;
• presenza di rotazione eccessiva di femore e/o tibia.

Le alterazioni della posizione della rotula possono essere molteplici:
• glide laterale, in cui la rotula è spostata lateralmente rispetto alla coclea femorale;
• rotula alta;
• tilt antero-posteriore, in cui la rotula appare inclinata lateralmente in quanto il suo margine mediale è più alto di quello laterale.

Particolare attenzione va posta sull’atteggiamento statico e dinamico del piede; infatti, una sua alterazione, molto spesso in pronazione e più raramente in supinazione, determina un’alterazione della meccanica di tutto l’arto inferiore. Una volta raccolti tutti I dati, si struttura il protocollo riabiltativo.

Nel caso di infiammazione e/o dolore il primo approccio è volto alla riduzione della sintomatologia tramite l’utilizzo di apparecchiature elettromedicali, quali tecar e laser ad alta potenza, e di tecniche di terapia manuale. In questa fase inseriamo un iniziale rinforzo del VMO con elettrostimolazione con sistema COMPEX e con esercizi di isometria del muscolo quadricipite da eseguire a domicilio.

Appena la sintomatologia algica si riduce, introduciamo l’esercizio terapeutico con lo scopo di:
• riequilibrare la muscolatura, con particolare attenzione allo sviluppo del vasto mediale del quadricipite
• rinforzare gli adduttori e I rotatori esterni dell’anca
• migliorare il controllo dimanico degli arti inferiori.

Per favorire il corretto posizionamento della rotula e per correggere un eventuale atteggiamento di pronazione o supinazione del piede è prevista l’applicazione di un bendaggio funzionale specifico.
Vengono proposti esercizi a difficoltà crescente sia per l’impegno muscolare richiesto che per la qualità di controllo necessario. Per una migliore e più consapevole attivazione del VMO viene utilizzata l’ elettromiografia di superficie (EMS). In questo modo il paziente e il
terapista possono monitorare costantemente I miglioramenti.

A ciò abbiniamo la terapia manuale (in particolare tecnica Mulligan) per la correzione di eventuali malposizionamenti di femore o tibia, così da migliorare la meccanica dell'arto inferiore nel suo complesso (anca-ginocchio-piede), e per il trattamento delle retrazioni della Bendelletta Ileo-Tibiale o del Legamento alare esterno.

Il protocollo riabilitativo così strutturato ha una durata di circa 6/8 mesi e sono previste sedute con una frequenza di 2 volte a settimana nel primo periodo (indicativamente due mesi) per poi ridurre la frequenza in concomitanza con il miglioranto del quadro patologico.
A circa tre mesi e alla conclusione del protocollo riablitativo è prevista un’ulteriore valutazione fisioterapica del paziente per quantificare I miglioramenti ottenuti e focalizzare l’attenzione sulle criticità ancora presenti.

Al termine del percorso riabilitativo il paziente viene rinviato a valutazione ortopedica con Rx e valuatzione biomeccanica: in base ai risultati ottenuti e agli esami visionati lo specialista indica la necessità di intervento chirurgico o di mantenere lo stato di salute raggiunto con un’attività fisica mirata. In quest’ultimo caso proponiamo la nostra palestra medicale.